Alcune regole di base per l’educazione dei propri figli
Dare regole coerenti: aiuta a fare in modo che il figlio abbia fiducia in noi e che quindi presti attenzione quando gli si dice qualcosa. Ad esempio, se al figlio gli si vieta di giocare spesso con i videogames, e vede il padre ogni sera al bar stare molto tempo a giocare con il videopoker o altro, come potra’ credere che quello che gli si dice abbia un senso? Se lo fa anche papa’…
Ricordiamo che per il figlio, il genitore e’ un modello. Quindi per fare altri esempi, e’ importante essere prima di tutto noi ordinati se vogliamo che il figlio sia ordinato, sinceri se vogliamo che sia sincero, ecc…
Non fare promesse che non si e’ in grado di mantenere.
Per lo stesso motivo (non perdere fiducia e fare in modo che il figlio creda in noi), e’ importante non fare promesse che non si e’ in grado di mantenere.
La volta successiva il figlio non ci credera’ piu’.
Saper ascoltare: aiuta a comprendere i bisogni del figlio per potergli dare cio’ di cui ha bisogno realmente (e non quello che noi crediamo che lui abbia bisogno).
Non usare violenza: oltre a non aiutare ad instaurare buone relazioni affettive, usare violenza con i figli non crea altro che frustrazione, aumentando la probabilita’ di far divenire il figlio timoroso, insicuro o violento a sua volta.
Oltretutto non e’ utile ad una buona educazione.
Se il bambino fa qualcosa che non dovrebbe fare, gli si puo’ spiegare il perche’, magari con un esempio, al limite lo si riprende verbalmente ed in maniera ferma, (ma non troppo spesso, altrimenti non ci ascoltera’ piu’).
Dare affetto.
Dare affetto, coccole, attenzioni ai propri figli, soprattutto quando sono bambini, e’ importante ed utile ad instaurare una buona relazione affettiva.
Non ordinare ma “guidare”: e’ buona norma non imporre i valori le regole con termini tipo: devi fare questo…devi fare quello
ma guidare il figlio con esempi: sai che facendo questo succede che…
Non rinfacciare mai le sue debolezze, oltre che essere sminuente ed abbassargli l’autostima, non aiuta certo a farlo divenire coraggioso.
Proibire solo cio’ che effettivamente il figlio non puo’ fare.
Troppi “No” gratuiti fanno si che il figlio non ne capisca il motivo e cerchi allora in ogni modo qualche scappatoia per poter fare cio’ che vuole.
Quando si dice “No“, e’ bene chiedersi: davvero non lo puo’ fare? Perche’?
Soprattutto quando sbaglia, non rivolgersi a lui come persona, ma rivolgersi a quello che fa:
Non dire quindi “sei sciocco“, ma “hai fatto una sciocchezza“.
Questo e’ importante perche’ e’ bene che il figlio non si identifichi come persona in questo caso nello sciocco, (immagine di se’ non bella sicuramente e difficile poi da eliminare) ma che la sua azione sia stata sciocca (e come tutte le cose e’ migliorabile).
Dialogare, ascoltare con interesse, soprattutto durante l’adolescenza, e’ fondamentale affinche’ il rapporto non si incrini.
E’ l’adolescenza che infatti il genitore sente come momento critico, proprio perche’ il figlio comincera’ ad uscire con gli amici e non piu’ con i genitori, non lo puo’ avere sempre “sott’occhio” e verificare costantemente che tutto vada bene. Questo crea spesso ansia e timore (che succeda qualcosa, che prenda brutte strade, ecc…) e porta il genitore ad “ordinare” cosa il figlio deve o non deve fare, con chi deve o non deve uscire, piu’ in realta’ per rassicurare se stessi che per educare realmente il figlio. Come si diceva prima, importante e’ non ordinare ma ascoltare, capire e trovare soluzioni insieme.