Obesità

Obesità: cos’è

L’obesità è una malattia cronica caratterizzata da eccesso di grasso distribuito in parti diverse del corpo ed insorge quando il meccanismo “assunzione di sostanze nutritive“, “deposito delle sostanze nutritive” e “utilizzo energetico di queste sostanze” risulta alterato. Una persona viene definita obesa quando il tessuto adiposo è in eccesso e diviene causa di malattie, oppure quando il sovrappeso aumenta la possibilità dell’insorgere di malattie o ne aggrava la situazione. Normalmente, quando il peso del corpo supera del 20% il peso definito ideale, la persona viene definita obesa. Alcune di queste malattie, in cui l’obesità è un fattore a rischio e/o causa, sono:
diabete, apnea notturna, disfunzioni cardiocircolatorie, ictus, alcuni tipi di tumore, osteoartriti, asma, aumento del colesterolo, problematiche di tipo psicologico. Oltre a questi, soprattutto se l’obesità insorge da bambini, provoca problemi articolari come le gambe a X e difficoltà nei movimenti, oltre ai disturbi dell’apparato digerente.

Obesità: cause

Le cause dell’obesità possono essere di molti tipi: ereditarie, sociali, culturali…
Sedentarietà, errata alimentazione e gravidanza sono altri fattori che possono predisporre all’aumento di peso. I fattori psicologici che sottostanno al comportamento, possono essere di diverso tipo:

  • Può esservi difficoltà a riconoscere le proprie sensazioni corporee, e la trasformazione in “fame” dei bisogni emotivi che la persona prova.
    Il circolo vizioso è poi creato dall’insieme di “rinforzi” apparentemente positivi che la persona prova quando mangia (il gusto, la sensazione anche se temporanea di alleviamento della tristezza, dell’ansia, del senso di vuoto).
  • Secondo la teoria di Hilde Brunch, a volte il cibo è il modo che i genitori utilizzano (non essendo sempre in grado di riconoscere i reali bisogni del bambino), per veicolare l’affetto ai propri bambini, o il mezzo per placarne le tensioni.
    Il bambino a sua volta avrà difficoltà a riconoscere quando ha appetito oppure quando è sazio perchè in questo caso il cibo non gli è dato solo in relazione ai suoi bisogni alimentari, e tenderà a sua volta ad alleviare le sue tensioni interne assumendo cibo.
  • Un altro fattore importante è la percezione che la persona ha del proprio corpo, percezione che è legata ai propri “schemi cognitivi”.
    Una persona può essere quindi sovrappeso e vedersi con un perso nella norma e viceversa.
    Questa percezione è legata anche agli stimoli ambientali, e ciò che l’ambiente ci restituisce come canoni di bellezza, alterando la nostra percezione corporea e creando insoddisfazione.

Come si misura l’obesità?

Vi sono diversi modi per calcolare la distribuzione del grasso nel corpo tra cui il rapporto tra la circonferenza vita/fianchi, ultrasuoni, risonanza magnetica, TAC o attraverso la misura delle pieghe sulla pelle. L’indice di massa corporea viene indicata con la sigla Bmi, che si calcola dividendo il numero del peso con il quadrato dell’altezza (in metri):
Qui sotto le classi del Bmi che definiscono quando una persona è sottopeso, nella norma, sovrappeso, obesa.

< 18,5

18,5 – 24,9

25 – 29,9

> 30

35 – 39,9

> 40

=> sottopeso

=> normopeso

=> sovrappeso

=> obesita’ lieve

=> obesita’ moderata

=> obesita’ grave

Esempio: se il mio peso è 68 e la mia altezza è 1,76 calcolerò

    • 1,76 (alla seconda) = 3,0976

 

    68/3,0976 = 21,62 (normopeso)

Eccezioni: Ovviamente bisogna tenere in considerazione le differenze che possono esserci ad esempio tra gli sportivi che hanno più massa muscolare rispetto alla norma ma non per questo in sovrappeso, oppure il fatto che una donna rispetto ad un uomo tende ad avere più grasso, come gli anziani rispetto alle persone più giovani.
Altre eccezioni sono le persone di altezza inferiore agli 1,50 che possono avere valori Bmi più alti senza essere sovrappeso o le persone più alte di 2 metri che possono avere valori più bassi senza essere sottopeso.
Sottolineiamo queste eccezioni perchè non ha senso valutare il peso in sè, ma ha senso valutare la “massa grassa”. Nella diagnosi dell’obesità non basta sondare l’indice Bmi ma si valuterà la storia (anamnesi) familiare e quella personale, l’anamnesi dell’attività fisica e di quella nutrizionale, si esamineranno pressione arteriosa ecc. Nel caso dei bambini, si valuterà la curva di crescita staturo-ponderale e l’adiposity rebound ovvero l’età in cui si raggiunge il valore minimo prima che l’indice Bmi aumenti, e che di norma è intorno ai 5/6 anni.
Questo perchè da 1 a 5/6 anni il valore Bmi di norma diminuisce per poi stabilizzarsi, per poi ricrescere solo dopo i 5 anni circa.
Se l’indice aumenta prima dei 5 anni, c’è un’alto rischio di sviluppo dell’obesità.